L'abbazia territoriale di Santa Maria Grottaferrata (in latino Abbatia Territorialis B. Mariae Cryptaeferratae
conosciuta anche con il nome di Abbazia di San Nilo (foto navata), dedicata a Nilo da Rossano è un monastero bizantino situato alle pendici dei Colli Albani, ed è tra i monasteri bizantini l’unico nell’Italia centro meridionale ad essere sopravvissuto. L’abbazia risale al 1004, ed è nata per volontà di monaci bizantini (greci di origine) guidati all’inizio da San Nilo, e dopo la morte di quest’ultimo da San Bartolomeo.
conosciuta anche con il nome di Abbazia di San Nilo (foto navata), dedicata a Nilo da Rossano è un monastero bizantino situato alle pendici dei Colli Albani, ed è tra i monasteri bizantini l’unico nell’Italia centro meridionale ad essere sopravvissuto. L’abbazia risale al 1004, ed è nata per volontà di monaci bizantini (greci di origine) guidati all’inizio da San Nilo, e dopo la morte di quest’ultimo da San Bartolomeo.
L’abate Nilo decise di fondare il monastero sui
colli di Tuscolo, sui ruderi di un’antica villa romana del I sec. a.C., dove sembra
gli sia apparsa la Madonna. Il
complesso di edifici appartenenti ad epoche diverse ha l’aspetto di un castello
grazie all’imponente opera difensiva voluta dal cardinale Giuliano della Rovere
tra il 1472 e il 1503[1].
L'esterno
della chiesa, risanato durante il XX sec. dalle sostruzioni neogotiche
ottocentesche, presenta totalmente integra la struttura originaria della chiesa
del 1004. La facciata ha un grande rosone e decorazioni di gusto arabo. Nel
nartece, che poggia su quattro colonne in pietra e su due pilastri in mattoni,
custodisce la porta che immette nell'endonartece ed un mosaico raffigurante Santa Maria Madre di Dio. Di
fianco la chiesa si trova lo slanciato campanile coevo.
All'interno
delle mura, troviamo il palazzo abbaziale, ornato dal bellissimo portico del
Sangallo con colonne e capitelli rinascimentali, sede del museo attualmente in
stato di rifacimento, di un archivio storico e di una biblioteca.[2]
L'interno della chiesa è in
stile barocco e conserva l'originaria struttura a tre navate con endonartece e
profonda abside con iconostasi e santuario. Dall'endonartece, dove si trova il battistero, attraverso un portale
finemente intarsiato si accede alla cupa navata centrale della chiesa
illuminata soltanto dall'ampio rosone della facciata. Lungo la navata laterale
destra si aprono la Grotta Ferrata e la Cappella Farnesiana. Quest'ultima è
barocca ed è decorata con finissimi affreschi raffiguranti storie di San Nilo,
fatica del Domenichino, datati intorno al 1608 e 1610.
All'inizio dell'abside si trova la maestosa iconostasi barocca, opera di Gian Lorenzo
Bernini, contenente l'icona raffigurante Maria col Bambino. Dietro la
magnifica iconostasi si cela il "santuario", dove si trova l'altare
maggiore sormontato da un baldacchino neogotico dipinto.
Nel Settecento fu realizzato il convento nel quale
alla fine del XVIII fu allestita la biblioteca monastica, un tempo custode di
importanti manoscritti e incunaboli dal X al XV secolo, in parte trasferiti e
in parte perduti durante l'occupazione napoleonica. Tuttavia sono ancora
conservati gli antichi codici liturgici e i codici musicali, prezioso ricordo
della musica liturgica bizantina.Nel
1931 l'abbazia si dotò del celebre Laboratorio di Restauro del Libro Antico,
importante istituto scientifico a livello nazionale, dove furono restaurati il
“Codice Atlantico” di Leonardo da Vinci e numerosi libri danneggiati
dall'alluvione di Firenze nel 1966.
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